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Il grande cantautore catalano presenta in anteprima nazionale
il suo nuovo CD
Pochi cantautori sono talmente immersi nelle vicende musicali e organizzative di un paese straniero come Joan Isaac lo è nei confronti della canzone d’autore italiana. Certo, bisogna scomodare l’antico adagio del cherchez la femme per comprendere come conosca tanto bene la nostra lingua. Ma bisogna rifarci al suo personale gusto, a una sensibilità particolarmente sintonizzata sulla nostra cultura, per capire quanto la sua musica e le sue canzoni risultino così tanto di nostro gradimento. Joan Isaac è l’autore di una delle più celebri canzoni della pur ricca tradizione cantautorale catalana: quella A Margalida che è anche presente in qualsiasi canzoniere libertario del nostro paese. La Margalida in questione era la ragazza, amica di Joan, dell’anarchico ventiseienne Salvador Puig Antich, l’ultimo condannato a morte nello stato spagnolo e che Franco, incurante di tutte le pressioni internazionali, volle mandare alla garrota vil (dove di vile c’era soltanto il boia mandatario). Il successo di questa canzone contiene due grandi anomalie: innanzitutto si tratta di una canzone di stampo intimista, come del resto tipico in lui, che abbastanza inaspettatamente riesce a trasformarsi in una canzone di massa. In secondo luogo questo successo non è riconducibile ai tipici meccanismi della cultura di massa (grandi diffusioni radiofoniche, discografiche o di altri canali similari) bensì al tam tam spontaneo della trasmissione orale. Ne consegue un terzo aspetto altrettanto anomalo: una canzone mestamente discreta e non declamatoria si è trasformata in uno degli inni più coinvolgenti contro la pena di morte. Joan Isaac, che è nato nel 1953 ed è laureato in farmacia, da trentotto anni è presente sulla scena discografica. Fa parte della novissima cançó (per differenziarla da quella che operò sotto la dittatura) e risulta naturalmente impossibile un’operazione di lettura di quegli anni di speranza e di rinascita ignorando il contributo musicale. E in quella colonna sonora le canzoni di Joan occupano un posto di primo piano. Canta anche all’estero: in Portogallo, Francia e Italia (nel 1977 al Festival Victor Jara della Regione Piemonte). Ma la grande tensione e l’entusiasmo del post-franchismo si esauriscono in breve tempo e nel 1984, dopo avere inciso il suo quarto LP, si ritira volontariamente dalle scene. Il silenzio dura quattordici anni finché nel 1998 cedendo alle pressioni di alcuni giornalisti, torna a cantare. Da allora la sua attività non ha conosciuto soste: ha pubblicato undici dischi, di cui due doppi, e partecipato a tredici opere collettive di cui cinque in Italia. Le sue collaborazioni discografiche hanno coinvolto personaggi come Silvio Rodríguez, Joan Manuel Serrat, Lluís Llach, Luis Eduardo Aute, Roberto Vecchioni, Maria del Mar Bonet, Ana Belén, Mauro Pagani, Petra Magoni. La facilità di scrittura e la costante vena ispiratrice gli ha permesso di scrivere anche per altri cantanti catalani come Moncho e Dyango, ottenendo dei premi nazionali della critica. Ha partecipato a quattro edizione del Premio Tenco (secondo, dopo Llach, nella classifica delle presenze straniere) e ha cantato in Argentina, Venezuela, Perù, Cile, Ecuador e Uruguay.