Ingresso: 20,00€
Minori di 30 anni: 10€ (regolamento sconti)
Prezzo: 5,00€
Il cantante dei Rolling Stones, Mick Jagger, ha un fratello musicista anche lui. Lo sanno in pochi perché Chris Jagger non ha mai sfiorato le classifiche con i suoi dischi né ha mai approfittato del fratello maggiore per farsi pubblicità. Nel 1973 mentre Mick Jagger scalava le classifiche di mezzo mondo cantando Angie, you’re beautiful/But ain’t it time we say goodbye, suo fratello più piccolo, Chris Jagger, pubblicava il suo primo disco, You Know the Name But Not the Face. La sua musica è una miscela esplosiva di cajun, zydeco, folk, blues e rock’n’roll. Da quel giorno sono trascorsi quasi cinquant’anni e Chris è ancora sulla cresta dell’onda, una carriera inevitabilmente influenzata dall’aura ingombrante del fratello, che però gli apre anche diverse porte e nei suoi dischi troviamo ospiti illustri del calibro di David Gilmour dei Pink Floyd o Gene Simmons dei Kiss, oltre ovviamente a Mick Jagger. Chris ha preferito una carriera discreta e appartata, innamorato della musica di New Orleans, con pochi ma ottimi dischi e tante incursioni in svariate attività: attore, giornalista (The Daily Telegraph, The Guardian, The Mail on Sunday, The Independent on Sunday e Rolling Stone), speaker Radio e TV, produttore musicale e cinematografico e di strumenti musicali… e anche designer di moda! Ha organizzato anche concerti di beneficenza: uno per la Bosnia (Bop per Bosnia) e altri per il Tibet di cui uno all'Alexandra Palace London alla presenza del Dalai Lama, dove gli artisti includevano Dave Gilmour e Sinéad O'Connor. Nel 2013, ben quarant’anni dopo il suo disco d’esordio, esce Concertina Jack, la cui title track è un travolgente duetto tra i fratelli Jagger e racconta una misteriosa storia di mare che Mick e Jagger avevano ascoltato diverse volte da piccoli dal loro zio Horace. Nel 2014 esce un disco acustico dal vivo che introduce anche molti ingredienti della musica tradizionale irlandese. In questi anni Chris si è dedicato a un programma radiofonico per la BBC dedicato ad Alexis Korner, pioniere del blues e del broadcasting. Ha inoltre realizzato un film per il canale tematico SKY ARTE sulla scena blues di Austin con i contributi straordinari dell’ultra-novantenne Pine Top Perkins (pianista di Muddy Waters), Hubert Sumlin (musicista di Howlin Wolf) e il chitarrista Jimmy Vaughan. Pine Top Perkins racconta a Mick Jagger e a Chris i tempi d’oro del blues di Chicago nel backstage di un concerto dei Rolling Stones a Austin. È difficile astrarre Chris dalla parentela con una delle più grandi band della storia del Rock. Sentire la voce di Mick intrecciarsi con quella di Chris su sonorità cajun e zydeco è da pelle d’oca. Chris Jagger ha da poco pubblicato il suo nuovo album in studio Mixing Up The Medicine. Registrato durante il lockdown con una schiera di amici e colleghi musicisti, l'album è uscito lo stesso giorno della pubblicazione della tanto attesa autobiografia Talking To Myself. Il nuovo disco è stato registrato in uno studio vicino alla casa di Lewisham di Charlie Hart, pianista e compagno musicista di lunga data di Jagger, e nella fattoria di Jagger. Mixing Up The Medicine è una raccolta ampia e vivace di brani di Jagger e Hart suonati da una lunga lista di incredibili musicisti. Nel disco vi sono il vecchio amico Olly Blanchflower al contrabbasso; Dylan Howe alla batteria e il produttore veterano John Porter, che ha lavorato con artisti come The Smiths, Roxy Music, Buddy Guy, BB King ed Elvis Costello. Porter a sua volta ha chiamato il chitarrista Neil Hubbard (Bryan Ferry, Joe Cocker), insieme ad alcuni amici di Hart -Nick Payn e Frank Mead - ai fiati. Jagger racconta: "Poi sono arrivati John Etheridge - che è un vecchio amico e che una volta suonava con i Soft Machine - per aggiungere un pò di chitarra jazz, e Jody Linscott, che conosco dagli anni Settanta, alle percussioni. Per lo più i brani sono stati registrati dal vivo in studio." In questo elenco di ospiti possiamo anche aggiungere il fratello -Mick Jagger- ai cori. Per quanto riguarda l'ispirazione di Chris e Charlie, la coppia creativa ha vagato in lungo e in largo: "Charlie è un pò un jazzista, poi ho scoperto questo oscuro poeta chiamato Thomas Beddoes", dice dello scrittore e medico dell'inizio del XIX secolo. "Stavo leggendo un libro di Ezra Pound, in cui menziona Beddoes. Allora ho trovato questo suo libro intitolato Death’s Jest Book. Era un poeta di Bristol e suo padre conosceva Shelley. Era un alcolizzato e si è suicidato avvelenandosi a Basilea nel 1949. Aveva solo 45 anni. Ho letto alcuni suoi versi, li ho presi e li ho messi in musica". Jagger ha usato le poesie di Beddoes per tre canzoni contenute nel nuovo album: l'irresistibile ska-pop stile Madness di Anyone Seen My Heart?, Loves 'Horn e l'anima voodoo di Wee Wee Tailor. Nella categoria "jazzer" di Hart possiamo inserire Talking To Myself, il sax stile New Orleans di Merry Go Round e le voci e il groove di A Love Like This. Menzione d'onore, inoltre, al confortante blues di Hey Brother, un adorabile inno ai legami fraterni per tutta la vita, ovviamente dedicata al fratello Mick. Mixing Up The Medicine è un album pieno di gioia fatto da un uomo esperto in vari generi musicali, distillato in 10 tracce. "Poi ho capito che Mixing Up The Medicine è anche un verso di Subterranean Homesick Blues" ridacchia Jagger. "L'avevo dimenticato. Ma sono un grande fan di Bob Dylan, quindi non può essere una brutta cosa, giusto?". Jagger ha anche trascorso gli ultimi due anni a completare il suo libro di memorie, l'autobiografia Talking To Myself. Una storia ricca, dettagliata, esilarante e pettegola che scava in profondità nell'educazione di lui e del fratello maggiore Mick a Dartford, nel Kent. Il libro racconta la crescita dei fratelli nell'età adulta e il loro condividere l'amore per il blues. Racconta anche le avventure musicali del giovane Jagger dagli anni Settanta in poi, con divertenti deviazioni nei suoi viaggi in India, Pakistan, Afghanistan e Israele, dove ha recitato in una produzione del musical Hair. "Ho iniziato a pensare di scrivere un libro già negli anni '90, quando ho cominciato a scrivere alcuni articoli come giornalista", spiega questo multi-tasker il cui CV include anche il calcare le scene con Pierce Brosnan e Ciarán Hinds, realizzare documentari blues per la BBC e Sky Arts, e fugaci aggiunte ai testi su due album dei Rolling Stones, Dirty Work e Steel Wheels. Ma dopo decenni di concerti -cosa che ha fatto per gran parte della sua vita da adulto- ha finalmente continuato a scrivere il suo libro nel 2019 e ha trasformato il lockdown del 2020 in una occasione inaspettata. Racconta: “La scrittura ha richiesto più tempo di quanto mi aspettassi. Ho scoperto che dovevo dedicarvi tutta la mia attenzione, ed è stato molto più difficile di quanto pensassi. Va benissimo collegare insieme molte storie, ma qual è il tuo stile? L'ho scritto io stesso -non avevo un ghost writer- quindi ho dovuto trovare la mia voce."
Talking To Myself potrebbe essere l'unico libro in assoluto a documentare la vita e la crescita nella famiglia Jagger a Dartford, nel Kent. “(Mick e io) condividiamo le stesse influenze e i nostri genitori erano al centro di questo, quindi spero che i lettori troveranno questi dettagli interessanti. Come, ad esempio, la descrizione di mia madre e mio padre. La scrittura può essere abbastanza prosaica e descrittiva, non deve essere tutta poesia. Ho anche incluso alcune ricette lì dentro” sorride. Nel 2021, Chris ha registrato il duetto Anyone Seen My Heart con suo fratello Mick e ne ha anche realizzato un video.
Al FolkClub, Chris Jagger è accompagnato da un side-man di tutto rispetto: il fisarmonicista e polistrumentista Roberto Bongianino, già con Paolo Bonfanti, Animalunga e Enea Leone, coinvolto spesso in numerosi progetti a cavallo tra folk, blues, jazz e tango.