Ingresso: 18,00€
Minori di 30 anni: 9€ (regolamento sconti)
Prezzo: 5,00€
Fausto Amodei e Carlo Pestelli hanno suonato insieme in molte occasioni, in Italia e all’estero: dal festival di Radicondoli, per volontà del suo direttore artistico Luciano Berio, al concerto per i sindacati del primo maggio in piazza San Carlo, a Torino, e anche in un ciclo di concerti in Spagna organizzato dall’Istituto italiano di cultura di Madrid. Il loro ultimo concerto insieme, presso l’Accademia della musica di Pinerolo, risale all’ottobre del 2012 ed era intitolato “Tutte le lingue di Brassens”. A quel punto Fausto decide di godersi la meritata pensione e rifiuta di continuare a esibirsi in pubblico. Oltre a tante celebri canzoni come “Il tarlo” o “Qualcosa da aspettare”, rimanevano seminascoste le sue meravigliose traduzioni in italiano e in torinese di alcuni classici di Brassens: un vero peccato se il pubblico ne fosse rimasto all’oscuro. Così l’infaticabile Valter Colle di Block Nota decide nel 2020 di riversare su digitale una registrazione di Fausto del 1990, contenente 23 traduzioni. È un prezioso documento artistico in cui la maestria traduttivo-interpretativa del decano dei cantautori italiani (decano, sì, e se qualcuno sospetta che ci stiamo facendo prendere la mano pensi al recente disco di Guccini in cui “Per i morti di Reggio Emilia” alligna nella track list…) è al servizio dell’artista italofrancese che folgorò il giovane Amodei nei primi Sessanta, allorché il promettente architetto-pianista invaghito del Romanticismo austriaco si convertì alla chitarra per emulare tonton Georges. Dal 1990 ad oggi passano oltre trent’anni, durante i quali di tanto in tanto Fausto torna a quella folgorazione giovanile e traduce ancora qualche brano del suo amato autore. Nasce così il disco “atto secondo”, più snello del primo, ma con la stessa ambizione, ovvero far luce dei perigli ritmico-poetici che lo scalatore Fausto ha oltrepassato per raggiungere altre e inesplorate vette del massiccio brassensiano. Disco secondo in cui Federico Bagnasco e Carlo Pestelli prestano voce e strumenti all’amico maestro.
Federico Bagnasco, contrabbassista, compositore e arrangiatore, polistrumentista di strumenti ad arco e a pizzico, è da anni attivo come musicista attraverso i generi musicali e i differenti contesti della cultura e dello spettacolo, dai più tradizionali ai più sperimentali. Diplomato con lode presso il Paganini di Genova, ha collaborato con importanti orchestre italiane e con diverse formazioni cameristiche di musica antica. Le sue esperienze musicali passano anche per il jazz, il tango, la musica medioevale e rinascimentale, il progressive rock, la canzone d'autore, le musiche da film o per il teatro di prosa, la musica popolare di tradizione e la musica contemporanea, con importanti collaborazioni nei vari ambiti. Ha al suo attivo quasi una settantina di incisioni discografiche per importanti etichette internazionali. Attualmente è docente di contrabbasso presso il liceo musicale Cavour di Torino.
Carlo Pestelli vive a Torino e non è certo nuovo al FolkClub, sul cui palco ha affiancato artisti quali John Renbourn, Amancio Prada e Gianmaria Testa. Sempre al FolkClub ha presentato i suoi due recenti dischi “Un’ora d’aria” e “Aperto per ferie”. Numerose le sue partecipazioni a festival internazionali come MiTo, Un paese a sei corde, Madame Guitar ecc. Ha riversato il suo interesse per il teatro nella scrittura di due spettacoli: “Note di un centromediano metodista”, liberamente tratto da “Il fuorigioco mi sta antipatico” di Luciano Bianciardi e “Ma la va diretta al Piave”, riflessione corale sulla grande guerra a metà tra prosa e canzoni arrangiate per coro. Carlo ha avuto molti maestri: Slep, Beppe Gambetta, Darrell Scott ed Elena Ledda, ma è proprio l’amicizia con Fausto Amodei che gli ha permesso di esplorare il Cantacronache, in particolare, e più in generale i mondi del canto popolare e del protest song internazionale.