Ingresso: 20,00€
Minori di 30 anni: 10€ (regolamento sconti)
Eroe della resistenza al music business
Lo abbiamo ospitato per la prima volta al FolkClub nel marzo 2011 ed è stato amore a prima vista, anzi: a primo ascolto. Ci conquistò l'incredibile genuinità di un artista vero, profondo, allergico a qualunque fronzolo o fuffa (bullshit direbbe lui), completamente votato all'espressione del bello e del vero nella sua musica. La magia si è ripetuta l'estate scorsa, in un affollato e indimenticabile concerto al Museo di Scienze Naturali. In quell'occasione ci ha annunciato un suo tour europeo a inizio 2014, immediatamente abbiamo fissato la data.
Il canadese Bocephus King (pseudonimo di Jamie Perry) è uno straordinario e poliedrico songwriter. Difficile catalogarlo in un genere specifico, anzi impossibile. Country, blues, soul, vaudeville, swing, burlesque, motown, roots, King si muove tra tutti questi generi senza incarnarne veramente nessuno, ma traendo da ognuno di essi ciò che meglio si armonizza con la sua sensibilità di artista originale e indipendente. Il suo odio dichiarato per il “music business”, che ha bisogno di incasellare ogni artista in un genere per renderlo un prodotto appetibile a un target di mercato, gli ha chiuso molte porte, confinandolo a un apprezzamento di nicchia, per pochi eletti, ma lo ha mantenuto vero, genuino, incorruttibile.
Il suo primo e perduto (è oggi introvabile) disco Joco Music risale al 1996, è tirato in pochissime copie, quante bastano però a imporlo all’attenzione di uno dei sancta sanctorum della musica americana: Austin. Viene così chiamato in Texas dalla New West Records, con la quale pubblica nel ‘98 A small good thing. Numerosi critici, in tutti gli Stati Uniti, lo collocano tra i 10 migliori dischi dell’anno. Il successivo Blue sickness (2000), contiene sonorità più cupe ...più Motown che cow town... commenta un critico, e ottiene un buon successo, venendo recensito su Billboard e Mojo. È il disco che gli apre le porte dell’Europa, dove è spesso in tour, viene apprezzato più che oltreoceano, e Buscadero gli dedica una copertina. I continui tour e la nascita di una figlia lo tengono lontano dallo studio di registrazione fino al 2004, quando esce All Children believe in heaven. Un CD dedicato alla memoria di alcuni suoi eroi, come Montgomery Clift, Henry Miller, Jack Kerouac. Il disco rilancia l’attività live di King, ed è definito da Fast Forward “paradisiaco”. Segue un periodo di inattività, durante il quale Bocephus King è alle prese con alcuni problemi personali, risolti i quali torna on the road nel 2011, in occasione dell’uscita del suo straordinario quinto disco Willie Dixon God Damn!
Al FolkClub presenta il suo nuovissimo monumentale (27 brani, con molte cover dei suoi riferimenti musicali: Neil Young, John Prine, Rev. Gary Davis, Bob Marley, Beach Boys, Townes Van Zandt, Joe Walsh e naturalmente Nina Simone) sesto CD: Love letter to Nina Simone.
Con Bocephus King (voce e chitarra) Wynston Minckler (basso), Max Malavasi (percussioni), Charlie Hase (pedal steel), Ali Razmi (setar, percussioni, cori) e Owen Bryce Connell (tastiere).
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