BOBOCEPHUS con BOCEPHUS KING (Canada) & BOBO RONDELLI

Live

Ingresso: 18,00€
Minori di 30 anni: 9€ (regolamento sconti)

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L’incredibile incontro di due pazzi geniali
CONCERTO ECCEZIONALE

Ci fa sempre particolarmente piacere quando due artisti che amiamo e che sono soliti esibirsi sulla pedana del FolkClub intraprendono un progetto comune. In questa occasione, più che mai, l’incontro ci elettrizza e non vediamo l’ora di ascoltarli insieme. Bocephus King, al secolo Jamie Perry, l’abbiamo ormai praticamente adottato, ha infranto tutti i record (e le nostre regole interne che prevedono che lo stesso artista non torni mai due anni di seguito) di presenze consecutive sul nostro palco, presentandosi per il quarto anno di seguito nella nostra cantina, sei presenze in quattro anni, se consideriamo anche i due “secret show” che ci ha regalato. Bobo Rondelli è il più ispirato e istrionico cantautore italiano oggi in circolazione, in grado come nessun altro di passare, e far passare il pubblico, dalla risata più sguaiata, alla canzone più delicata e commovente. Insomma è l’incontro tra due personalità forti, ma complementari, due animali da palco, due musicisti, autori e cantanti sopraffini: una meraviglia. Se vi rimanesse qualche dubbio, leggetevi la loro autopresentazione…

C’erano una volta, nell’Olimpo della musica, il Dio del Rock e la Dea della Canzone italiana. Si erano sempre guardati con sospetto: troppo sanguigno e travolgente lui, troppo rarefatta e sentimentale lei. Ma un giorno, un Cupido con barba e baffi scoccò la scintilla, e nacque l’amore. I due imbracciarono le chitarre, le attaccarono a una presa elettrica, iniziarono a battere il tempo, a parlare di storie simili. Una coppia perfetta. E da una coppia tanto ben assortita non poteva che nascere una creatura straordinaria, multiforme, magica. Un occhio chiaro come il cielo, a cui guardare quando le cose del mondo girano male, un occhio scuro come la terra, a cui tornare quando si sente nostalgia dell’infanzia.
Così, è fra noi Bobocephus; figlio del rock e della melodia, del sogno e del gioco, del ritmo e del canto a voce spiegata, dell’energia e della malinconia. Padrini, Dylan e Ciampi, Bowie e De André, Waits e Guccini; invitati alla festa di battesimo, i Clash, Lou Reed, Jannacci e i Rolling Stones. Bobocephus è nato, ha picchiato la testa, ha sbagliato strada, è tornato, e adesso ride e si emoziona, fa ridere ed emozionare, armato di una chitarra e di un’inesauribile voglia di cantare e suonare. In Bobo Rondelli prevalgono i geni della madre; in Bocephus quelli paterni; ora camminano insieme per le strade di un tour e di un disco irripetibili e imperdibili. I loro occhi sono di colori diversi, ma guardano nella stessa direzione. Intanto, nell’Olimpo della musica, un Dio e una Dea sorridono.

Di Bocephus King ci conquistò fin dal primo incontro l'incredibile genuinità di un artista vero, profondo, allergico a qualunque fronzolo o fuffa (bullshit direbbe lui), completamente votato all'espressione del bello e del vero nella sua musica. È uno straordinario e poliedrico songwriter, difficile catalogarlo in un genere specifico, anzi impossibile. Country, blues, soul, vaudeville, swing, burlesque, motown, roots, King si muove tra tutti questi generi senza incarnarne veramente nessuno, ma traendo da ognuno di essi ciò che meglio si armonizza con la sua sensibilità di artista originale e indipendente. Il suo odio dichiarato per il “music business”, che ha bisogno di incasellare ogni artista in un genere per renderlo un prodotto appetibile a un target di mercato, gli ha chiuso molte porte, confinandolo a un apprezzamento di nicchia, per pochi eletti, ma lo ha mantenuto vero, genuino, incorruttibile.
Il suo primo e perduto (è oggi introvabile) disco Joco Music risale al 1996, è tirato in pochissime copie, quante bastano però a imporlo all’attenzione di uno dei sancta sanctorum della musica americana: Austin. Viene così chiamato in Texas dalla New West Records, con la quale pubblica nel ’98 A small good thing. Numerosi critici, in tutti gli Stati Uniti, lo collocano tra i 10 migliori dischi dell’anno. Il successivo Blue sickness (2000), contiene sonorità più cupe ...più Motown che cow town... commenta un critico, e ottiene un buon successo, venendo recensito su Billboard e Mojo. È il disco che gli apre le porte dell’Europa, dove è spesso in tour, viene apprezzato più che oltreoceano, e Buscadero gli dedica una copertina. I continui tour e la nascita di una figlia lo tengono lontano dello studio di registrazione fino al 2004, quando esce All Children believe in heaven. Un cd dedicato alla memoria di alcuni eroi di Jamie, come Montgomery Clift, Henry Miller, Jack Kerouac. Il disco rilancia l’attività live di King, ed è definito da Fast Forward “paradisiaco”. Segue un periodo di inattività, durante il quale Bocephus King è alle prese con alcuni problemi personali, risolti i quali torna on the road nel 2011, in occasione dell’uscita del suo straordinario quinto disco Willie Dixon God Damn!, seguito nel 2014 dalla raccolta Amarcord e nel 2015 da Illusion of permanence.

Bobo Rondelli è l’anima di Livorno, poeta celebrato e riconosciuto come uno fra i maggiori esponenti della canzone d’autore italiana. All’inizio della sua carriera dà vita al trio Les Bijoux, per poi formare gli Ottavo Padiglione (che prendono il nome dal reparto di psichiatria dell’ospedale civile di Livorno), band che riscuote un discreto successo anche al di fuori della Toscana, soprattutto grazie ai testi di Rondelli, introspettivi e ironici, specchio di una cultura, quella toscana, che racchiude un modo di essere cinico e spassionato. Il risultato è il singolo intitolato Ho Picchiato La Testa, che impazza nelle radio e vende ben 30.000 copie. La vita artistica degli Ottavo Padiglione prosegue con una serie di dischi pubblicati da major fino al 2000, quando la band si scioglie. Negli anni successivi esce un best of degli Ottavo Padiglione mentre Bobo si dedica alle colonne sonore di film quali Sud Side Stori (2000) di Roberta Torre, insieme a Pacifico, in cui è anche attore protagonista, e Andata e Ritorno (2003), in cui, oltre a curare la colonna sonora, affianca Alessandro Paci come attore. Nel 2001 Bobo pubblica il suo primo lavoro da solista Figli del nulla, un disco che esprime tutta la sua personalità, seguito un anno dopo da Disperati intellettuali ubriaconi, prodotto e arrangiato da Stefano Bollani. Per la critica specializzata si tratta di un autentico successo. Molti giornali, fra i quali Il Corriere della Sera e La Repubblica, ne parlano con toni entusiastici ed è così che Bobo Rondelli vince nel 2002, insieme a Stefano Bollani, il Premio Ciampi per il miglior arrangiamento. Segue un lungo periodo di silenzio, terminato nel 2009, anno della pubblicazione di Per Amor Del Cielo, prodotto da Filippo Gatti. Risale al 2009 anche il road-movie L’uomo che aveva picchiato la testa, che il regista Paolo Virzì dedica a Bobo, che ne è attore protagonista. Nel 2010 Bobo recita in La prima cosa bella, di Paolo Virzì. Dopo una lunga stagione concertistica tra teatri e piazze, nell'ottobre 2011 esce L’ora dell’ormai, che contiene dodici brani e una poesia del poeta meneghino Franco Loi. Nel 2012 Bobo è di nuovo attore in L’innocenza di Clara, di Toni D’Angelo. Nel marzo 2013 Bobo registra A Famous Local Singer, album di respiro internazionale nato dall'incontro con la brass band l'Orchestrino, prodotto da Patrick Dillett (già al lavoro con David Byrne, They Might Be Giants, Soul Coughing, Lounge Lizards, Bebel Gilberto, Notorious B.I.G., Mariah Carey, Queen Latifah, Brian Eno, Angelique Kidjo), uscito in Italia a inizio giugno dello stesso anno. Gli ultimi anni vedono la consacrazione di Bobo con prestigiose partecipazioni a show radiofonici e televisivi come Sostiene Bollani e Gazebo, oltre a un'intensa e incessante attività live. Nel 2015 esce il suo più recente disco di inediti: Come i Carnevali. Il disco, scritto in collaborazione con Francesco Bianconi dei Baustelle e gli inseparabili amici/musicisti Fabio Marchiori e Simone Padovani, vede Bobo tornare alle atmosfere sognanti di Per Amor del Cielo. Sceglie non a caso Filippo Gatti come produttore, lo stesso del celebrato disco del 2009. La varietà timbrica dell’album traccia il profilo netto di un uomo che descrive la vita quotidiana con amara lucidità e felliniane fughe verso il sogno. Come i carnevali è il disco di un uomo innamorato delle assurdità e delle passioni della vita, troppo sensibile per non subirne la crudeltà, troppo lucido per prenderla sul serio. Nel 2016 esce invece Ciampi ve lo faccio vedere io, album tributo al grande e compianto artista livornese, sorta di nume artistico di Bobo, registrato live il 19 novembre scorso presso il Nuovo Teatro delle Commedie di Livorno all’interno del Premio Ciampi Città di Livorno 2015. Il disco ha fatto parte della cinquina dei finalisti per l’attribuzione della Targa Tenco 2016 come miglior album di interpretazioni di canzoni altrui.

Al FolkClub con Bocephus King (chitarre e voce) e Bobo Rondelli (chitarre e voce), Fabio Marchiori al pianoforte, per un concerto assolutamente imperdibile.