Ingresso: 20,00€
…Un Maestro Americano. Siamo nell’olimpo dei cantautori (New York Times)
…Eric Andersen è uno straordinario autore di ballate (Bob Dylan)
… è uno dei più raffinati cantanti nonché cantautori, nel vero senso della parola… il più elegante tra i cantanti. (David Fricke - Rolling Stone Magazine)
È questa un’occasione da non perdere per ascoltare ‘uno degli originali’, uno di coloro -per dirla con le parole del poeta Allen Ginsberg- che …tentarono di mettere la grande arte in un juke-box. Insieme a una manciata di giganti come Joan Baez, Bob Dylan, Phil Ochs e Dave Van Ronk, Eric Andersen è infatti uno dei veri fondatori della figura del songwriter come noi oggi la intendiamo, uno di coloro che, all’inizio degli anni Sessanta, si innamorarono delle canzoni popolari, tradizionali americane; canzoni che avevano anche un centinaio d’anni sulle spalle ma perfette nella stesura del testo e nell’accompagnamento musicale. L’amore per le canzoni tradizionali portò questi straordinari e visionari artisti a riproporle o a comporne di nuove su quello stile, ma con argomenti legati alla contemporaneità. I palchi dove questi artisti si esibirono furono, all’inizio, soprattutto quelli dei caffè e di piccoli teatri del Greenwich Village a New York, città che, grazie a questi artisti, ribadì ancora una volta la sua centralità nella scena musicale mondiale. Le tematiche trattate dalle canzoni dei singer-songwriters, cioè cantautori -come si iniziò a chiamarli- erano spesso di carattere estremamente attuale, di denuncia, al punto che assunsero in breve una valenza politica; di certo non si esagera riconoscendo che il primo spunto per le proteste studentesche e i sommovimenti politici e rivoluzionari del 1968 fu dato proprio da queste canzoni. Il primo album di Eric Andersen, Today is the highway, risale al 1965. Un disco interamente in solo, un capolavoro di cantautorato intimista, grazie anche ai testi altamente poetici, che lo propone come figura primaria della scena cantautorale americana. Con il disco successivo About Changes and things del 1966, Andersen entra nell’Olimpo dei grandi: è questo il disco che contiene Thirsty Boots, brano-manifesto del cantautorato americano e uno degli inni del Movimento per i Diritti Civili americano, inciso negli anni a seguire da decine e decine di artisti. Da allora la produzione dell’artista è stata costante e sempre di alto livello qualitativo. Ricordiamo almeno un album fondamentale per ogni decade della sua attività artistica: Blue River (1973), successo internazionale, molto ascoltato anche in Italia, con la partecipazione di Joni Mitchell alle seconde voci; Ghosts upon the road (1988), l’album del grande ritorno; You can’t relive the past (1999), con la partecipazione del grande Lou Reed; Beat Avenue (2001), ambizioso album doppio, forse il più importante della sua produzione, contenente una lunga suite, tra musica e poesia, che narra in termini fortemente poetici un’ossessione americana: il giorno in cui spararono a John Kennedy; Shadow and Light of Albert Camus (2015), registrato insieme a Michele Gazich. Lo scorso anno la Sony ha pubblicato The Essential Eric Andersen, una retrospettiva che copre 50 anni della sua vita musicale da Today is the Highway a Blue River, da Ghosts Upon the Road a Beat Avenue fino all’Album The Cologne Concert, oltre a registrazioni inedite in studio e live. Nel 2020 è prevista l’uscita di Songpoet, documentario su Eric Andersen che ripercorre l’incredibile storia di 50 anni di arte, vita e viaggi a cavallo fra America e vecchio continente. Le canzoni poetiche di Eric Andersen hanno intrattenuto e affascinato il pubblico di tutto il mondo e sono state tradotte anche in: norvegese, svedese, olandese, danese, giapponese, tedesco e italiano. Eric ha un rapporto molto forte con l’Italia, dalle frequentazioni con Fernanda Pivano all’intensa collaborazione col violinista Michele Gazich. Nel Novembre del 2018 è stato dato alle stampe Ghosts Upon the Road (dall’omonimo album del 1989), il primo libro dedicato a Eric Andersen. Si tratta di un percorso biografico concepito analizzando, disco per disco, tutta la sua carriera, raccogliendo sue testimonianze personali e il making of di ogni suo album, con contributi personali concessi agli autori, Paolo Vites e Roberto ‘Jacksie’ Saetti, che vantano con lui una amicizia personale pluridecennale. Il libro è anche la grande sceneggiatura del movimento dei singer-songwriter e di tanti dei loro protagonisti.
Scarlet Rivera. Violinista e compositrice statunitense, è nota ai più per aver partecipato, fra il 1975 e il 1976, alla tournée della Rolling Thunder Revue di Bob Dylan -in cui suonava violino e violino elettrico- con il quale ha anche inciso l'album Desire, fortemente caratterizzato dal suono del suo violino gitano. La leggenda narra che Scarlet fu inclusa nel gruppo di musicisti che preparavano il tour semplicemente per essere stata vista da Dylan camminare con una custodia per violino sulla spalla fra le vie del Village. Dopo la prima sessione di prove però, Dylan decise senza indugi di ‘arruolarla’ per il mitico tour autunnale. Il suo pionieristico violino elettrico è diventato iconico di certe sonorità rock degli anni ‘70. Successivamente Scarlet ha avuto altre esperienze discografiche di rilievo, incidendo per la Warner album di musica etnica e strumentale. Ha collaborato a incisioni e progetti di altri artisti, fra cui Tracy Chapman (Crossroads), Keb Mo' (The Door), Peter Maffay, Stanley Clarke (Just Family), David Johansen (Funky but Chic), Michael Hoppé (Tea for Two), L.A. Guns (American Hardcore), Ian McNabb (Head Like A Rock) e la chitarrista vincitrice di cinque Grammy Cindy Cashdollar. Ha inoltre collaborato con il duo folk-rock Indigo Girls. Ha partecipato al Celtic Music Festival con un propria band composta da Eric Rigler alle Uilleann pipes, Tom Adams e John Rosenberg alle tastiere, Pamela Mattioli alla voce e Dan Ferguson alla chitarra. Artista di rilievo internazionale, Scarlet gode di grandissima notorietà in Giappone, dove ha tenuto diversi lunghi tour. Il suo album Celtic Myst (1998), frutto dell'esperienza maturata nel Paese del Sol Levante, contiene infatti note di copertina sia in Inglese che in Giapponese. Personaggio unico e misterioso, è protagonista del recente film di Martin Scorsese, prodotto da Netflix, sulla Rolling Thunder Review. Le immagini di Scorsese sulla violinista che affascinò Bob Dylan la rivelano in tutta la sua misteriosa sensualità e talento (nelle scene iniziali del film, fra l’altro, compare un cameo straordinario di Eric Andersen assieme a Patti Smith). Attivista e sensibile alle tematiche ambientali, ha annunciato la pubblicazione del suo ultimo album Right Now nell’autunno del 2019.
In concerto Eric suona la chitarra acustica, la chitarra elettrica, l’armonica e il pianoforte ed esegue canzoni che esplorano gran parte delle sue pubblicazioni; Scarlet Rivera è al suo fianco con il suo violino; ad accompagnare questi due ‘mostri sacri’ sul palco del FolkClub saranno la voce della vocalist Inge Andersen e le eleganti percussioni della canadese Cheryl Prashker, per molti anni con la celtic band Runa.
http://www.ericandersen.com/
https://www.scarletrivera.org/