Ingresso: 15,00€
Minori di 30 anni: 8€ (regolamento sconti)
Pablo e il Mare è il progetto musicale guidato dal torinese Paolo Antonelli. Artefice di un pregiato urban folk dalla brillante vena d’Autrore, il quintetto presenta in anteprima il suo nuovo album Pensieri passeggeri, quarta tappa discografica di un longevo percorso artistico, apprezzato tanto sui palchi della canzone d’autore tradizionale quanto sulla scena rock indipendente nostrana. Scrittura emozionale e intensa, uso di timbri acustici e naturale inclinazione alle contaminazioni mediterranee ne sono il marchio di fabbrica. Il nome di Pablo e il mare balza alla ribalta nel 2005 con la vittoria del premio Rock Targato Italia, al quale segue la pubblicazione di Onde, disco d’esordio apprezzato dalla critica. La band partecipa a festival di rilievo nazionale: Colonia Sonora, Tavagnasco Rock, Piceno on the rock, Risonanze Unplugged, Vivi Campo Marzo, Aritmia Mediterranea. Paolo e compagni passano anche per Maison Musique, sul palco del Greenage Festival. Nel 2008 la band si scioglie, terminando un primo ciclo in quintetto elettrico. Miramòr (2011) è il secondo album, caratterizzato da un sound acustico e minimale in formazione trio. La prima tappa del tour vede Pablo e il mare protagonista della Festa di Liberazione, insieme a Subsonica e Niccolò Fabi. Seguono cinquanta date tra locali e festival: tra gli altri Collisioni, Kranfest (in Slovenia), Spaziale (oggi Todays). Con Respiro, realizzato grazie a una riuscita campagna di crowdfunding, Pablo e il mare conquista la critica: il disco è la scelta folk su Rumore e ottiene il plauso, tra gli altri, di Rockerilla, Blow up e Mescalina. È tra i venti dischi dell’anno di Ocanera e protagonista di Un disco per l’Europa, progetto a cura di #Musicletter.it e della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Il brano Tortuga diventa anche videoclip, diretto da Fabrizio Vacca, vincitore dei premi americani TOFF e TMFF, menzione speciale al premio Taglia Corti di Trieste e nomination allo Skepto Film Festival di Cagliari.
…Si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera: a 17 anni io e Marco scegliemmo il rock. In una Torino post-sovietica dagli inverni glaciali, il rock ci appariva una buona strada verso la quale convogliare le caldissime energie dell’età. C’era questa sala prove improvvisata in una stanza della scuola: io suonavo la chitarra, mentre Marco si sedette dietro la batteria -non ne aveva mai toccata una prima di allora- cominciò ed era già capace. Suonavamo il rock d’oltreoceano più di moda e la canzone di casa nostra. Poi venne la world music e la sposammo, perché guardare a Sud è sempre più divertente che guardare a Nord. Ma mai con superficialità: ascoltavi i Nirvana e poi toccava agli Screaming Trees. Ascoltavi il cantautore del momento ma non ti fermavi lì, passavi voracemente a Ivano Fossati e Fabrizio De André. La radio ti faceva innamorare de Les Negresses Vertes e noi si scavava: Cesaria Evora, il reggae, l’Africa, il Sud America. E succede che dopo vent’anni hai metabolizzato un migliaio di dischi e hai scritto decine di canzoni piene di quei suoni. Alcune buone, altre meno. Ognuno di quei suoni è stato fatto nostro, ma –qui viene il bello– non in forma di cover: ho sempre voluto la mia firma sui testi. Ho sempre sentito l’urgenza di comunicare in forma-canzone. Le band alle quali mi aggregavo dopo poco mi stavano strette, finché un bel giorno decisi di metterne in piedi una tutta mia. Il brano più rappresentativo in repertorio si intitolava Pablo e il Mare e decisi che quello sarebbe stato il moniker per il progetto: trasognato, contaminato e letterario il giusto. Nel 2004 partecipammo a Rock Targato Italia, quasi per scherzo. Altro che talent! Selezioni cittadine, provinciali, regionali, finale nazionale a Milano. Tornammo a casa con il premio in tasca, come prima di noi avvenne per i Litfiba, i Timoria, i Marlene Kuntz. Valeva la pena continuare. Da allora sono passati tre dischi e 300 concerti, da Aosta a Catanzaro. Molte cose belle: trovarsi in line-up con artisti del calibro di Subsonica, Stazioni Lunari, Niccolò Fabi, Africa Unite, Max Manfredi; leggere recensioni entusiastiche dei tuoi lavori; svegliarsi in una Roma strepitosamente bella dopo un concerto riuscito, cantare in italiano fuori dai confini nazionali per vedere l’effetto che fa.
E altre meno belle: i periodi senza concerti, le separazioni nella band, le separazioni nella vita, i cambi di rotta. Ma tutto fa. Tutto fa suono e tutto fa vita. E quella canzone, che non a caso abbiamo deciso di aggiungere in rinnovata veste al nostro nuovo disco, la diceva lunga ed è sempre attuale:
Ma Pablo lo sa, non è ogni giorno come nei film / Pablo conserva le notti e i suoi giorni migliori nel mare / che sa custodire il sogno di un uomo e del suo avaro destino / quel mare lo chiama dentro di sé / chi ha i piedi per terra non capisce perché.
Già. Ma veniamo al presente: il 9 novembre saliamo sul palco del FolkClub per farvi ascoltare il nostro quarto lavoro. Una raccolta che narra il contemporaneo, tra personale e universale: l’uomo nuovo sperso tra sé e l’agorà digitale, la paternità, il viaggio, l’eros e l’adolescenza, che è il momento clou dell’esistenza. Perché '…ogni prima volta capita una volta sola'.
Per chi ci ha seguito fin qui, per chi tra voi si è aggiunto strada facendo, per il pubblico del FolkClub che ci ha dimostrato grande affetto nella serata del 2017 [Cantautori per il FolkClub, 07 gennaio - n.d.r.], per tutti voi: non mancate! (Paolo Antonelli)
Al FolkClub Pablo e il Mare sono: Paolo Antonelli (voce e chitarre), Andrea Ferraris (piano elettrico), Francesco Coppotelli (violino), Fabrizio Cerutti (basso elettrico) e Marco Ostellino (batteria).
http://www.pabloeilmare.it/