Ingresso: 25,00€
Minori di 30 anni: 13€ (regolamento sconti)
Posti a sedere ancora disponibili: 31
Prezzo: 5,00€
Forti di una consacrazione internazionale e insigniti di numerosi riconoscimenti, dal Premio Recanati al Premio Sound Track Stars, e con una consolidata collaborazione, come compositori, interpreti e attori, con il teatro e il cinema, i Fratelli Mancuso, con Manzamà, giungono al loro ottavo album. Nativi di Sutera in provincia di Caltanissetta, negli anni ’70 emigrano a Londra dove, per otto anni, lavorano in fabbrica, mentre nel tempo libro, a contatto con circoli e teatri, iniziano a ricomporre i frammenti del patrimonio musicale della loro terra. Ritornati in Italia, nei primi anni ’80 si esibiscono in Germania e in Francia, per lo più in piccoli teatri. Decisivo per la loro carriera l’incontro con Joaquin Diaz, il grande etnomusicologo spagnolo, monumento vivente del folk iberico, con il quale avviano un rapporto di collaborazione che sfocia nella pubblicazione, in Spagna prima che in Italia, dei loro primi due album, Nesci Maria (1986) e Romances de alla y de aca (1990). Nel 1993, dopo aver dedicato un altro album al loro paese natìo, vincono il Premio Recanati. Nel 1997 pubblicano il disco Bella Maria, e partecipano, come compositori e attori, al film Il talento di Mister Ripley di Anthony Minghella, inaugurando una collaborazione con il cinema e il teatro d’autore che dura tuttora e che ha un suo riferimento privilegiato nelle opere di Emma Dante. Nel 2013, alla 70a edizione della Mostra del cinema di Venezia, vincono il Premio Sound Track Stars e, l’anno dopo, ottengono la nomination al Globo d’Oro e al Nastro d’Argento per la colonna sonora del film Via Castellana Bandiera della regista siciliana. Da ricordare ancora, nella loro discografia, Italian Odissey, inciso nel 2000 per la Putumayo World Music Records, e distribuito in tutto il mondo, Cantu, del 2002, e il CD edito ancora una volta in Spagna, nel 2004, Trazzeri. Nel 2017 hanno vinto il premio alla carriera del Premio Nazionale Città Loano, tra i massimi riconoscimenti in Italia in ambito folk.
Compositori e polistrumentisti animati da una vena poetica e musicale di assoluta originalità, Enzo e Lorenzo Mancuso cantano storie intessute di idiomi e suoni antichi che, nei vortici di una continua affabulazione, ritornano incessantemente alla loro terra natìa, la Sicilia, dove grazie alla loro arte sembrano fondersi mondi in apparenza inconciliabili. Eredi privilegiati di una tradizione che hanno trasfigurato nel prisma dei loro innumerevoli strumenti e alfieri di un canto intimo ed essenziale, con Manzamà ritornano a tessere filati di straordinaria fattura, in mirabile equilibrio tra il filo della memoria personale e il respiro solenne della storia. Immersi in una dimensione quasi onirica, intimi e a volte anche sofferti quadri di vita quotidiana si aprono così, con squarci di grande impatto, sulle tragedie che dilaniano il nostro presente. A oltre dieci anni dall'ultimo album di inediti, Manzamà si configura come il culmine di una creatività fuori dal comune e si avvale del prezioso apporto di altri artisti e compositori, tra i quali Franco Battiato e Aldo Giordano (che hanno curato gli arrangiamenti), Marco Betta, German Diaz, Ferruccio Spinetti e Giovanni Sollima. Nel ricco libretto, i dipinti originali di Beppe Stasi a commento di canti che trasudano di esperienze vissute in prima persona, nel corso di una carriera decisamente straordinaria.
[…] Siamo nati negli anni cinquanta del secolo scorso. Abbiamo conosciuto la Sicilia dei mestieri, dei contadini, degli emigranti. Abbiamo fatto in tempo ad ascoltare dalla voce delle donne e degli uomini i canti nelle chiese, nelle strade, nelle botteghe artigiane, nelle mulattiere, tra i campi. Nel lasciare la Sicilia, insieme al nostro bagaglio, abbiamo portato con noi la reminiscenza sonora di quel mondo che è diventata col tempo il lievito e il sale della nostra immaginazione musicale. Quel bagaglio, con gli anni, si è arricchito dei rumori delle città, delle fabbriche, delle voci del mondo, dei poeti e dei musicisti che abbiamo conosciuto, portatori tutti e testimoni di uno stupore del mondo che ha reso fecondo il nostro sguardo e la nostra espressione. Grazie a tutto questo oggi sappiamo di cosa è fatto un canto, sappiamo che c’entra, in qualche modo, con la vista di un paesaggio, con il calore di una stretta di mano, con il suono di una parola, con la ferita che è alla ricerca incessante di un nome che la identifichi, con il ricordo dei vivi non più vivi. Sappiamo, ed è questo soprattutto il nostro caso, che il canto è la nostra fratellanza, questa alternanza di respiro e di memoria che tiene viva la brace della voce e nella sua incandescenza si fonde in unico suono, gemito, espressione. Questo canto a noi sembra un bravo calligrafo: rende leggibile ogni scrittura, ogni cancellatura con cui la vita scrive il suo romanzo. Ed è con questa immagine, con queste semplici parole in cui si identifica la nostra ricerca, che noi ci congediamo. (discorso pronunciato in occasione del dottorato Honoris Causa che è stato loro conferito dall’università di Messina nel luglio 2019).
I fratelli Mancuso sono il meglio che l'Italia ha da offrire musicalmente, giudizio che dovrei estendere forse a tutta l'Europa. Ho avuto modo di definire il loro album Bella Maria il miglior CD del XX secolo e i CD successivi sono stati tutti dei capolavori sublimi. (...) La ricchezza di questo nuovo CD, però, difficilmente può essere superata. Un record di crescita sublime, e se dovessi comprare un solo CD quest'anno, comprerei senz'altro questo. […]. Un must assoluto! (Moors Magazine)
I Fratelli Mancuso sono tra le voci più autorevoli di una musica siciliana che guarda alla carne viva del folk e lo immette nei vortici di una continua affabulazione. (Valerio Corzani, RSI-Radio Svizzera Italian)
La combinazione della loro voce terrosa e la raffinata orchestrazione strumentale conferisce al loro folk un tocco artistico che può essere definito stupefacente. (Eric Van Domburg, Heaven Magazine)
Occorre talvolta superare questioni di 'genere' e proclamare che le tradizioni musicali popolari dialettali italiane possono assurgere a livelli di dignità internazionale. Prova evidente ne sono i Fratelli Mancuso (...) con Manzamà, prodotto raffinatissimo (...) Ascoltatelo e mi ringrazierete (Andrea Trevaini, Buscadero).