Ingresso: 18,00€
Minori di 30 anni: 9€ (regolamento sconti)
Prezzo: 5,00€
Il collettivo torinese Lastanzadigreta si è costruito una solida reputazione negli ultimi anni sui palchi di tutta Italia portando in giro Creature selvagge, con il quale nel 2017 ha vinto la Targa Tenco per la migliore opera prima. Al FolkClub arriva per presentare il suo atteso secondo album, Macchine inutili, in uscita per Sciopero Records nell'autunno 2020 e finanziato con il bando MiBAC/SIAE nell’ambito del programma Per Chi Crea.
Macchine inutili vuole essere nel titolo un omaggio al lavoro di Bruno Munari, che tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento sviluppò una serie di disegni e sculture dedicati a macchine inutili perché non fabbricano, non eliminano manodopera, non fanno economizzare tempo e denaro, non producono niente di commerciabile. La constatazione di Munari che il mondo, oggi, è delle macchine e che fra pochi anni saremo i loro piccoli schiavi appare oggi decisamente profetica, considerando che viene espressa più di sessant’anni fa. Il ruolo delle macchine inutili è allora anche quello di una resistenza attraverso l’arte alla dittatura delle macchine (che può essere facilmente letta, oggi, come resistenza agli aspetti deteriori del postcapitalismo nell’era della globalizzazione: l’alienazione dell’individuo, il controllo repressivo, l’omologazione). Nelle intenzioni di Munari, le macchine inutili altro non sono che oggetti mobili colorati […] da guardare come si guarda un complesso mobile di nubi dopo essere stati sette ore nell’interno di un’officina di macchine utili. Queste macchine che non servono a nulla, nella prospettiva di Lastanzadigreta, sono molto simili alle canzoni. Se Creature selvagge partiva dall’idea della creatività come dote –appunto– selvaggia, da domare e concretizzare nelle piccole canzoni attraverso il lavoro collettivo, l’insegnamento e la presa in cura, il fare musica insieme, Macchine inutili parte invece dalla riflessione sulla funzione delle canzoni (d’autore) nel mondo contemporaneo. Dove l’inutilità, naturalmente, è tale solo se misurata sui valori dominanti del profitto e dell’individualismo: essa rappresenta invece l’ultima forma di resistenza, l’essenza stessa della possibilità di fare una musica (e un’arte) che abbia ancora una valenza civile, sociale e politica. Ma, in un senso più ampio, macchine inutili sono anche gli strumenti musicali: oggetti misteriosi fino a quando non se ne conosce il suono. Nell’ottica della filosofia ecosostenibile di Lastanzadigreta, che mira a far musica con ogni oggetto possibile, accettare l’idea delle macchine inutili significa dunque prendere atto che si può, e si deve, fare musica con tutto –attenti al riuso, al riciclo, alla nuova vita che semplici oggetti quotidiani, o rifiuti, o strumenti rotti, possono ancora avere.
Sul palco del FolkClub Lastanzadigreta arriverà con un set speciale, tra marimbe, glockenspiel, chitarre di varia natura, giocattoli sonori e bidoni. C’è da chiedersi come faranno a starci.
Lastanzadigreta è Alan Brunetta (marimba, tastiere, percussioni, voce), Leonardo Laviano (voce, chitarre acustiche e dobro), Umberto Poli (chitarre elettriche, cigar box, voce), Flavio Rubatto (theremin, percussioni, tastiere, voce) e Jacopo Tomatis (mandolini, giocattoli, synth, voce).
https://www.lastanzadigreta.com/