JIN JIM (D)

Live

Ingresso: 25,00€
Minori di 30 anni: 13€ (regolamento sconti)

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Una ventata d’aria fresca nel jazz contemporaneo

Daniel Manrique-Smith: flauto
Ben Tai Trawinski: contrabbasso
Philipp Ullrich: chitarra
Simon Scheibel: batteria
"Vertical Lift-off" è stato il modo in cui l'emittente NDR ha descritto l'ascesa di Jin Jim sulla scena jazz tedesca. Queste parole sono giustificate, se si considera il background relativamente breve che è culminato nel loro album di debutto "Weiße Schatten". Fondato nel 2013 dal flautista di origine peruviana Daniel Manrique-Smith, dal bassista Ben Tai Trawinski, dal chitarrista Johann May e dal batterista Nico Stallmann, nel  suo primo anno come band Jin Jim è stata votata dal pubblico per la finale del JazzTube Festival di Bonn. L'anno successivo, il quartetto ha vinto il concorso 'Future Sounds' al festival Leverkusener Jazztage distinguendosi tra quasi 200 partecipanti, e ha anche pubblicato il primo album "Die Ankunft" (L'arrivo). La sua ascesa fulminea si poggia sull'innovazione che apportano alla musica. Latin jazz e rock si scontrano con il massimo impatto. Il repertorio del gruppo ha definito la sua direzione essenziale: "Ritmicamente molto complesso ma armonicamente accessibile, e con influenze che vanno dal flamenco alla musica indiana e al pop".  Questo è ciò che ha catapultato Jin Jim all'attenzione della serie "Young German Jazz", l'iniziativa di ACT dedicata a sviluppare il talento di giovani musicisti tedeschi dalle doti fuori dal comune e a trasformarlo in successo. Nel frattempo, nel 2016, i Jin Jim sono partiti per il loro primo grande tour con il supporto dell'organizzazione culturale internazionale tedesca Goethe Institut. Hanno viaggiato prima in Perù, il paese natale di Daniel Manrique-Smith, e in autunno hanno girato cinque paesi dell'Africa. Nel 2017 è arrivato il loro momento. "Abbiamo avuto la fortuna di trovarci nel posto giusto al momento giusto", afferma Manrique-Smith. Quel ‘posto giusto’ era il Jazz Baltica Festival dove i quattro si sono esibiti sul palco principale. "Abbiamo ricevuto una standing ovation. Ho avuto la pelle d'oca per i tre giorni successivi". E tra quel pubblico in estasi c'era Siggi Loch degli ACT, che ha messo sotto contratto Jin Jim con l'etichetta. Nel febbraio 2018 sono entrati in studio per registrare "Weiße Schatten". I Jin Jim hanno dimostrato ancora una volta quanto sia raffinato e originale il loro suono. È davvero raro che una band giovane sia così unita. Una spiegazione di ciò è che, sebbene Jin Jim sia stato fondato nel 2013, quando tutti e quattro i suoi membri avevano circa 30 anni, i fili comuni che li uniscono risalgono a molto tempo prima. Trawinski proviene da una famiglia ossessionata dalla musica con antenati in Polonia e Croazia e aveva suonato chitarra, flauto e pianoforte prima che il basso diventasse il suo strumento. May è un musicista il cui profondo impegno con la musica latinoamericana si è intensificato trascorrendo un periodo di studio a L'Avana. Stallmann ha suonato la batteria in varie band, dal folk al rock n' roll, dal jazz moderno alla world music, oltre a lavorare a produzioni di danza e teatro. Tutti e tre hanno studiato al Conservatorio di Arnheim nei Paesi Bassi e da allora suonano insieme. Questi legami comuni spiegano la naturalezza con cui May, Trawinski e Stallmann hanno preparato le basi ritmiche per pezzi complessi, rapidi e complicati come "Duende" o "Mankafiza", permettendo al flauto di Daniel Manrique-Smith di volare libero. Il flauto è uno strumento raro nel jazz, il più delle volte inserito di tanto in tanto per aggiungere un ulteriore colore timbrico. In Jin Jim la sua funzione va ben oltre: svolge il ruolo solista principale. Manrique-Smith, che aveva studiato a Francoforte e al Musikhochschule (Conservatorio) di Colonia prima di esibirsi con star come Dee Dee Bridgewater, Samuel Rohrer e Halo Schifrin, suona lo strumento in modo insolitamente virtuoso e versatile. In "Weiße Schatten" combina un'intera gamma di possibilità espressive, da un tono classico argenteo, o l'attacco costantemente ma leggermente respirato e i colori vivaci dell'America Latina, ad assoli jazz completamente liberi. E quando Manrique-Smith canticchia, soffia e canta nel suo strumento, l’ombra di Ian Anderson dei Jethro Tull aleggia nei paraggi. E c'è di più: i bei tempi dell'art rock rinascono, non solo con i trascinanti ritmi di batteria di Stallmann, ma anche con il suono di chitarra di May. Questa è nuova musica per la pancia -e per i piedi- creata totalmente nello spirito del jazz.

https://jinjim.com/

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