Ingresso: 15,00€
Minori di 30 anni: 8€ (regolamento sconti)
presenta in anteprima assoluta
Canti Ribelli
Serata di omaggio a Renaud e altri maudits della chanson francese
Sconosciuto in Italia e stella del rock d’autore d’oltralpe, Renaud Séchan detto Renaud nasce nella banlieue parigina l’11 maggio 1952 e incarna nel suo percorso artistico e di vita l’ultima schiera dei maudits che attraversano il Novecento francese. Per il gergo beffardo e le trovate dei suoi testi, l’attitudine scenica, i temi trattati e la sfacciataggine della sua musica – che contamina elettrorock, chanson réaliste, folk internazionale, punk e ballads alla Brassens, di cui è grande estimatore – Renaud si fa portavoce del disagio giovanile fin dai suoi esordi, a metà degli anni Settanta. Ma il ribaldo Rinaldo è molto di più. Fa parte di quella generazione che dopo aver giocato alla rivoluzione sessantottina e tentato per anni un cambiamento reale, si è vista fregata e ha reagito a suo modo. La differenza è che il tempo, in Francia, non s’è cristallizzato come da noi in giochetti televisivi e desolanti marionette politiche, ma ha continuato a macinare idee ed ideali. E Renaud ha fatto la sua parte, rifiutando posizioni pacificate. Nel suo nuovo album Canti Ribelli, presentato in anteprima assoluta proprio in occasione del suo concerto al FolkClub, Giangilberto Monti propone dodici tra le più belle canzoni di Renaud, adattate fedelmente in italiano. Registrato a Torino con un combo elettroacustico - il pianista jazz Andrea Cavallo, il chitarrista blues Roberto Zorzi, il bassista Umberto Cariota e il batterista Paolo Rigotto (già Banda Elastica Pellizza e fonico dell’intero lavoro) - questo progetto ambisce a diffondere in Italia l’universo poetico e musicale di questo suo alter-ego. Monti è nato infatti lo stesso giorno, mese e anno di Renaud e le sue canzoni d’esordio non sono molto dissimili dalle sarcastiche ballate del periferico parigino, che per la primissima volta ha concesso un’autorizzazione ufficiale – attraverso Warner France - a far adattare in lingua italiana alcuni dei suoi brani migliori. Dopo aver tradotto e cantato Boris Vian, Léo Ferrè e Serge Gainsbourg - di cui ci farà comunque ascoltare una selezione - in questo album Monti affronta l’ultimo dei maudits per eccellenza, per ritrovare sotto il pavè la spiaggia dell’utopia e la forza di quei canti ribelli.
Giangilberto Monti
Definirlo vulcanico è, forse, sminuirne la creatività e l’attività artistica. Giangilberto Monti, per gli amici GG, allievo di Dario Fo e Vito Molinari -storico regista televisivo- è attore, scrittore, compositore e interprete musicale, ma è stato anche autore di teatro, produttore discografico, studioso della canzone francese ed esperto della comicità musicale italiana, oltre che della storia del cabaret moderno. Ha pubblicato dizionari per Garzanti, scritto per comici e cabarettisti, ideato e interpretato spettacoli di teatro-canzone e curato rassegne sul cantautorato italiano, pubblicando 14 album come cantautore e interprete, di cui l’ultimo è Opinioni Da Clown (2015). Ha collaborato più volte con la Radio della Svizzera Italiana (RSI), per la quale ha ideato radiodrammi musicali come La Belle Époque della banda Bonnot (Prix Suisse 2004) e programmi sulla storia dello spettacolo. Da esperto della chanson française ha pubblicato un divertente saggio storico, Maledetti Francesi (2010), ha riassunto il suo mondo discografico in Romanzo musicale di fine millennio (2016) e raccontato le canzoni di Dario Fo in E sempre allegri bisogna stare (2017).
Al FolkClub, Giangilberto Monti (voce e chitarra) è accompagnato da Bati Bertolio (fisa e tastiere), Umberto Cariota (basso), Paolo Rigotto (percussioni) e Roberto Zorzi (chitarre).