Ingresso: 40,00€
Minori di 30 anni: 20€ (regolamento sconti)
THAT'S ALL FOLK(S)!
PROGETTO UNICO e SPECIALE
DOPPIO CONCERTO per l'apertura della trentesima stagione del FolkClub
ECCEZIONALMENTE, Vinicio ha accettato di aggiungere una data pomeridiana.
Il concerto inizierà alle ore 17.30 (apertura al pubblico ore 16.30).
Prevendita iniziata martedì 26/9
Aggiornamento a venerdì 29/09 ore 16.30 - Chiusura della prevendita.
Disponibili ancora circa 50 tagliandi INTERI (40 €) per POSTI IN PIEDI
che verranno venduti domenica 1° ottobre a partire dalle ore 16.30 qui al FolkClub!
NB: Si accettano SOLO CONTANTI. Se non si è già soci del FolkClub, si prega di registrarsi sul nostro sito alla pagina DIVENTA SOCIO, prima di recarsi alla prevendita.
Il concerto delle ore 21.30 è SOLD-OUT (tutti i biglietti di ingresso sono stati venduti)
Il folk mi sembra un grande giacimento che affiora a latitudini diverse con diverse voci e strumenti, ma che pare attingere a una radice comune in ogni luogo... come se in 'illo tempore' la musica, la canzone e il lamento fossero stati generati da un unico grido, una turbolenza sotterranea perenne e sommessa.
(Vinicio Capossela)
Da Canzoni della Cupa a Matteo Salvatore, da Psarantonis agli adattamenti -Bob Dylan, Atahualpa Yopanqui, oltre a quelli su tango, morna e rebetiko- sono molti i punti di contatto tra il mondo delle folk songs e Vinicio Capossela. Contatti e collisioni avvenuti anche tra le mura del FolkClub già dal 1995. Nel trentennale del club, nella stagione del primo disco profondamente legato al patrimonio folclórico (Canzoni della Cupa), un concerto speciale a celebrare in assoluta intimità il legame di lunga data con una città e uno dei suoi locali storici a mezzo della musica folk, che già a Torino vide il suo primo vagito in un memorabile concerto alla Pellerina intitolato 'Chi tiene polvere…spara!'.
Sparo generante di queste canzoni di polvere e ombra ora finalmente riportate a casa.
A dieci anni di distanza dal suo ultimo acclamato, indimenticabile concerto sul nostro palco con l'anteprima italiana dello spettacolo Oi Rebetiki Minotavroi, Vinicio Capossela inaugura la nostra trentesima, fantasmagorica stagione con un progetto speciale ed unico per un concerto che già si preannuncia memorabile e che trasformerà per una sera il FolkClub nel 'Cupa Cupa Folking Club'. Vedere ed ascoltare Vinicio così da vicino e in un ambiente così intimo, raccolto e familiare... solo al FolkClub può accadere!
Per celebrare i nostri 20 anni, nel 2008 Vinicio ci inviò questo prezioso scritto: Gli anniversari hanno sempre qualcosa di malinconico, perché ci si rende sempre conto del passare del tempo, ma quando celebrano cose ancora in vita hanno il sapore della rivincita sul tempo, una forma di esaltazione… ce l'abbiamo fatta, ci siamo arrivati e siamo più ricchi di prima, di tutta l'esperienza. Io personalmente ne ho accumulata un po' scendendo e salendo le strette scalette del Folk Club, e cercando di azzeccare la via per arrivarci. In un posto così speciale è sempre venuto d'istinto di farci spettacoli speciali, qualche volta addirittura in pomeridiana domenicale. La battuta d'esordio era sempre facile, dato che il locale praticava ferree regole in materia di fumo imposte da Lucà già molto tempo prima che il Paese intero vi si uniformasse. Il minuscolo e pressante abbraccio della platea era sempre trasparente, dato che l'aria limpida tra il soffitto basso e il pavimento screditava completamente il mito del locale fumoso, dunque il fumo provavo sempre a mettercelo io, sottoponendo me stesso e il pubblico a repertori diversi negli anni, ma che sempre avevano in comune la brace, quella della sigaretta accesa per lenire quel mancamento d'animo, quel rinculo della vita, che costringe appunto all'accensione. Fin da giovane ho avuto chiaro che la musica di cui volevo occuparmi era quella che ti obbligava ad accendere una sigaretta per colmare quel vuoto di cose intraviste e mancate. Una musica d'assenza e di risacca. Di quartiere e volti perduti. Così ricordo nel gennaio del '96 la prima tripletta, tre concerti di seguito, che avevo sempre sognato di fare, ma che in Italia non usa tanto fare, la formula appunto della replica, del tornare sulle ceneri lasciate la notte prima e come una fenice ricomporle e infiammarle di nuovo. Tre concerti del repertorio di tango canzone del grande Roberto Goyeneche, per però fare prendere alle curve della lingua castigliana e lunfarda tutti gli spigoli e gli angoli della nostra lingua peninsulare, per poter cantare poi, con la stessa ferita, di ultima curda, di pioggerellina fina fatta a spilli, di cristallo infranto. E poi nel novembre di quell'anno presentare lì, per la prima volta, i sassi di vetro, la morna, il tanco del murazzo che compongono "Il ballo di San Vito". E poi concerti di ballate, da piano e contrabbasso, da suonare sul vecchio Steinweg a quarto di coda, proprietà del locale, che come ama sottolineare Lucà, viene prima ancora dello Stainway… tornare sul piccolo palco anno dopo anno, come una risacca appunto fino a suonare, la scorsa primavera, la musica più di risacca di ogni altra, il rebetiko, il blues Elleno, il 9/8 straziato del buzuki e del baglamas, portarlo dai porti del Pireo fino a lì, vicino alla stazione Susa, portarci la musica che più fuma di ogni altra, nella voce della grande immensa Kathy Ntali, (Chavela Vargas, Jimmy Scott e Patty Pravo insieme, e chi c'era l'anno scorso lo ricorderà, spero, anche se sono serate così indimenticabili che il giorno dopo si fatica a ricordarle).
I luoghi della musica sono templi dello spettacolo, luoghi rituali, dove offrire olocausti ai propri ricordi. In vent'anni covano lì anche molte delle mie ceneri. Senza mai fumare una sigaretta. Grazie dunque, alla perseveranza di Lucà, e agli dei Benigni, e a tutti i soci che tengono ancora in vita questo scrigno seminterrato, che è mia convinzione che un locale dove si celebra qualcosa deve stare qualche gradino sotto del livello stradale. (Vinicio Capossela)