Entrance: 15.00€
Young under 30: 8€ (discount rules)
Presenta La via del sale
Michele Gazich ha scelto di aprire il tour italiano ed europeo per il suo nuovo album La via del sale al FolkClub, ribadendo un rapporto di consonanza e di grande amicizia, culturale e non solo.
Racconta Gazich: …un tempo il sale era prezioso come l’oro e preziose erano anche le vie attraverso le quali veniva trasportato in tutto il mondo conosciuto: queste vie oggi hanno perso il loro senso originario e i luoghi che esse percorrevano sono abbandonati, quasi dimenticati. Un giorno anche gli oleodotti saranno dimenticati. Sopravvivono ancora, tuttavia, musicisti e strumenti tradizionali legati ai tempi che furono, quando la via era importante. Ho recuperato questi strumenti arcaici e li ho accostati al mio violino, alla mia voce e ad altri voci e strumenti decisamente contemporanei, perché non volevo realizzare un’operazione nostalgica e revivalistica o un calligrafico esercizio di stile che non turbasse le coscienze. La vita è troppo breve per giocare. Ho perciò strappato questi strumenti alle loro terre e ho contestualizzato il loro rimpianto, il loro grido e il loro lamento in musiche e parole che ho composto oggi - qui ed ora - per raccontare l’Europa di oggi, fatta di resti industriali, maestose rovine del terziario, biblioteche sommerse dalle acque, città distrutte, migrazioni e barricate: le nostre contemporanee Vie del sale.
Michele Gazich ha collaborato e collabora con tanti maestri della canzone statunitense e con essi si è esibito più volte anche al FolkClub: da Michelle Shocked a Mark Olson, da Eric Andersen a Mary Gauthier, ma il suo desiderio è oggi di ritornare a casa lungo la via del sale, edificando un folkrock effettivamente italiano, senza prestiti anglosassoni o americani; risonante di strumenti folk effettivamente nostri e di melodie che rievocano la tradizione e la musica colta italiana e del mediterraneo, senza paura di contaminare i generi.
La cifra poetica della scrittura di parole per musica si offre al lettore/ascoltatore attraverso uno stile che pur retoricamente attentissimo, sorvegliato e ricco di allusioni alte (da Paul Eluard a Giovanni della Croce, da testi della tradizione ebraica a Bartolo Cattafi), è tuttavia al contempo immediatamente decodificabile, fatto di parole piane, schiette, comprensibili.
Gazich è portatore di una visione totale della musica, insieme arcaica e contemporanea, come la sua voce, come il suo violino: strumento della più alta speculazione intellettuale, legato al mondo della classica, e al contempo fieramente popolare.
Artista sempre in viaggio, ogni anno più di cento concerti lo conducono in luoghi sempre diversi e sempre nuovi. Una dimensione di nomadismo artistico e di ricerca costante, che è diventata esistenziale. Michele Gazich, sempre con il suo violino: incarnazione contemporanea dell’ebreo errante. Gazich (voce, violino, viola, pianoforte) ritorna al FolkClub affiancato dagli storici collaboratori Marco Lamberti (chitarra acustica, elettrica, bouzouki, voce) e Francesca Rossi (violoncello, voce) e, per la prima volta, coadiuvato dalla seconda voce scura e inquietante di Rita Lilith Oberti.